Andrea Melis Parolaio

ANSA | Melis, dal call center alla poesia – di Marzia Apice

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ANSA | Melis, dal call center alla poesia – di Marzia Apice

Ansa – 8 giugno 2018

Melis, dal call center alla poesia

Contro analfabetismo dei sentimenti, ”parolaio nato dal basso”

(ANSA) – ROMA, 08 GIU – ANDREA MELIS, Piccole tracce di vita.
Poesie urgenti (Giangiacomo Feltrinelli Editore, pp.176, euro 13).

Chi di noi non ha mai benedetto la farcitura dei Grisbì, la mozzarella che finisce tutta sul fondo della pizza al taglio, o i pinoli senza guscio? Tra le banalità che ci vengono in mente non c’è che il fuoco brucia, il politico ruba e l’immigrato fa paura? E se facessimo la raccolta differenziata per separare i torti dalle ragioni, la menzogna dalla verità, l’invidia dall’ammirazione e l’amore dal rancore? E poi non sarebbe bello se ci fosse un call center della poesia, dove si dispensano versi d’amore, e dove se si ha la pazienza di restare in linea si può parlare con un poeta in carne e ossa?

Che il tempo a volte sia tutto, soprattutto se si riesce a usarlo al meglio, Andrea Melis lo ha capito perfettamente. A dimostrarlo ci pensa il suo Piccole tracce di vita (Giangiacomo Feltrinelli), dal 7 giugno nelle librerie, una raccolta di “poesie urgenti”, così le definisce, in cui il riferimento al tempo si lega alla brevità dell’espressione, non fine a se stessa ma densa di significato.

Nato a Cagliari nel 1979, grafico, videomaker e scrittore, Melis è andato a scuola di poesia mentre lavorava al call center. Lì, anziché crogiolarsi nell’alienazione di un lavoro monotono e parco di stimoli, ha saputo cogliere ciò che la vita gli offriva, ossia il rivelarsi dell’umanità nei 3 minuti di una telefonata: la solitudine di un anziano che la sera di Natale si lamenta di una fattura, la richiesta d’amore dietro a un uomo che paga l’abbonamento alla tv per il suo cane. Con questo bagaglio emotivo, senza aspettare un tempo giusto che sarebbe potuto non arrivare mai, si è preso il suo sogno, utilizzando i social per pubblicare versi (la poesia “Ma dimmi tu questi negri”, dopo i fatti di Macerata, è arrivata sulle bacheche di molti utenti e, dopo essere stata censurata da Facebook per l’uso della parola “negro”, è stata condivisa in massa in segno di doppia protesta: contro il razzismo e contro la censura).

Poi, tramite crowdfunding si è autoprodotto una raccolta di versi arrivata in libreria in 1000 copie, tutte esaurite in poco più di un mese: “Scelsi una copertina irriverente e insolita: un cane nero che cagava un cuore rosso, su sfondo giallo”, racconta Melis senza mezzi termini. “E non ebbi dubbi sul titolo: #Bisogni. Poesie urgenti d’amore, di lotta e di sogni”, dice. Poeta “nato dal basso”, Melis si definisce un “parolaio”: e ora che si propone a un pubblico più ampio, porta con sé l’urgenza della sua voglia di combattere l’analfabetismo dei sentimenti, di scegliere la parola giusta per far sentire un’emozione, descrivendo ciò che colora o rende in bianco e nero le nostre vite.

Le piccole cose come fonte di meraviglia, l’amore che fa brillare l’esistenza, il razzismo che ci fa vergognare, e poi il femminicidio, la solitudine, la tecnologia invadente: tutto è raccontato con immediatezza, perché non ci vuole molto tempo, basta saper usare il linguaggio non per banalizzare ma per decifrare la complessità del vivere.

Le poesie di Melis sono lampi che illuminano le emozioni e le mostrano mentre ci fluttuano davanti. Descrivono sentimenti belli, come quando porta la figlia a scuola, nella consapevolezza dolceamara che ogni giorno si avvicina il momento in cui spiccherà il volo dal nido familiare. Ma poi arrivano anche le giornate no: “Quando dentro di me piove il primo a restare fuori, al riparo dal maltempo, sono io. Ma tu non temere: spioverà”, scrive. E allora non resta che aspettare il sereno.(ANSA).

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